L’amico Brumotti, inviato di Striscia la Notizia: «Stento a crederci»
«Siamo amici da tempo»
«La prima cosa che ho pensato è che è impossibile che l’abbia fatto — dice Brumotti — siamo amici da tanto tempo, è stato il mio primo sponsor, lo sanno tutti che non è un chierichetto, ha qualche problema con la droga ma cercava da tempo di uscirne. È un personaggio sopra le righe, ma non è una persona cattiva». Nel 2013 per i vent’anni del fortunato negozio di abbigliamento sportivo di Pesci, il «Surf in Paradise» come la spiaggia australiana amata dai surfisti, al party esclusivo al Barilla Center c’erano volti noti della tv, come il dj Albertino e lo stesso Brumotti, e c’era tanta «Parma da bere».
Non si abbandona
Anche l’amico Brumotti però osserva: «Mi sento un femminista e se fosse vero che Federico ha fatto una cosa così ignobile, non gli rivolgerei più la parola, ma non si abbandona un amico prima di una vera condanna. Ai tanti che ora lo scaricano, compreso Francesco Facchinetti che ha invocato la pena di morte, dico aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso». Il racconto della 21enne è stato confermato da una prognosi di 45 giorni e dai referti medici. Per gli inquirenti ha subito «violenze inaudite». «Esprimo tutta la mia vicinanza a questa donna, capisco che qualcosa dev’essere successo» conclude Brumotti. Invece per l’avvocato di Pesci Mario L’Insalata «il caso va ridimensionato. Che non fosse un rapporto consensuale è ancora da dimostrare». Guai grossi con la giustizia Pesci non ne aveva mai avuti, eccetto una guida in stato di ebbrezza e una lite per una donna: furono esplosi colpi di pistola in aria ma in quel caso era lui la parte offesa. É sempre stato conosciuto per le sue feste e i suoi negozi di abbigliamento. Sua l’intuizione di fondare il marchio «Fucking Criminal». In molti ricordano la rivalità in affari con l’altro parmigiano della moda Matteo Cambi del marchio Guru, rimasto pure lui invischiato in una parabola discendente dopo il successo, i vizi e infine la bancarotta.