L’Italia, il paese con il maggior numero di infezioni: più di 300. A rilevarlo è il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc)
LA FEBBRE del Nilo occidentale ha colpito 975 persone in Europa: 710 nell’Unione Europea e 265 negli Stati vicini. Finora il paese con il più alto numero di infezioni nell’uomo è l’Italia con ben 327 casi. Poi, Serbia (213), Grecia (147), Romania (117), Ungheria (96), seguiti a distanza da Israele (49), Francia (11), Austria (8), Croazia (3), Kosovo (3) e Slovenia (1). I casi si sono triplicati rispetto al 2017: è quanto afferma il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc).
Le vittime in totale sono state 63, distribuite tra Serbia (21), Grecia (16), Italia (13), Romania (12) e Kosovo (1). Ma, rispetto ai sei anni precedenti, la proporzione dei casi mortali non è aumentata, rileva l’Ecdc. Il virus della Febbre del Nilo è “endemico da 10 anni in Italia, probabilmente è stato portato dagli uccelli migratori e trasmesso dalle zanzare – afferma l’epidemiologo Gianni Rezza, dell’Istituto superiore di Sanità (Iss). – Quest’anno l’influenza del clima ha avuto un impatto importante per la circolazione del virus non solo in Italia, ma anche in Europa, soprattutto in Paesi come Serbia, Grecia e Romania, che hanno avuto un alto numero di casi. Credo ne avremo ancora fino a ottobre, anche se con una progressiva diminuzione dei casi, visto che il caldo continua”.
• LA SITUAZIONE IN ITALIA
“Quella di quest’anno è stata indubbiamente una stagione molto intensa, la più forte degli ultimi anni per l’Italia”, spiega Rezza. “È iniziata precocemente a luglio, mentre di solito abbiamo picchi ad agosto e settembre. Probabilmente il caldo umido di questa estate, accompagnato dalle frequenti piogge, ha creato un terreno favorevole per la crescita delle zanzare”.
L’infezione è tornata nelle zone in cui era già endemica, cioè Emilia Romagna e Veneto, oltre alla Sardegna, dove, però, i focolai sono stati più piccoli rispetto alla Pianura Padana. “La novità è l’estensione verso Ovest, cioè verso la Lombardia, parte del Piemonte e Liguria, anche se la zona più colpita rimane, comunque, la Pianura Padana orientale”, afferma l’epidemiologo.